Mai pagare il parcheggio della spiaggia. La spiaggia è oltre la pineta, e la strada è parallela alla pineta che è parallela alla spiaggia. Parallela di parallela è possibile raggiungerla con traiettoria tangenziale.
La mappa indica un percorso breve, e in effetti è una pineta rada, piatta, tranne l'ultimo ostacolo la duna finale, riesco addirittura a seguire un sentiero posticcio.
In cima alla duna, incontro un tipo strano, appoggiato ad un albero molto sudato, rivolto alla spiaggia. Grugnisco, che è un saluto universale quando non si sa mezza parola di Polacco. Il grugnito va bene anche per il tedesco. con l'inglese è meno credibile, ancor meno con lo spagnolo. Ok giapponese, no cinese.
Grugnisco e non capisco la risposta ma non mi importa, proseguo.
Inizio a focalizzare la spiaggia, ormai a poche decine di metri. C'è qualcosa di strano nei bagnanti. Sembrano in una sorta di divisa. Inforco gli occhiali. Compaiono nitidi centinaia di sederi. mi viene subito da ridere a quella vista, come sostiene Tognazzi nella Stanza del vescovo. Ma anche tanta commozione, come sottolinea sempre Tognazzi, per le ragazze che pacificamente si voltano verso la duna, nella nuvola fiammeggiante delle leggere chiome bionde, sostenute dalla brezza marina.
È chiaro che l'imbarazzo investe chi è vestito, me, per un principio di lealtà e parità. Il tizio strano appoggiato all'albero forse era scappato appunto dalla vergogna di essere vestito.
Probabilmente c'erano anche uccelli tra tutte quelle passere, quindi l'attraversamento della pineta con finalità Sea watching si era arricchita improvvisamente di Bird watching.
A Sopot in fondo al molo di 500 metri c'è un porto, tanto piacciono i porti e le navi ai polacchi. È tutto bianco: bandiere bianche garriscono alle sferzate del vento del Baltico, sulle panchine bianche i bambini in divisa bianca ridono e scherzano delle difficoltà degli adulti, le ragazze del nord dai lunghi capelli biondi trattengono il cappello a large falde e la gonna che non sempre mostrerebbe la traccia immacolata del costume. Soprattutto per questo ultimo spettacolo pago l'ingresso e mi reco ai tornelli (ecco questa è l'unica imperfezione della giornata). Una signora sorveglia l'ingresso, la saluto col trucco del bonfonchio, che è un saluto tipo rumore bianco (considerato il bianco del contesto), dove l'ampio spettro detto suoni generati contiene anche un -la ringrazio- in tutte le lingue del mondo. Superata la barriera vengo raggiunto alle spalle da sonoro -Arrivederci- con le vocali un po' allungate ma senza dubbio cordiale. Mi volto e vedo la signor...