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Visualizzazione dei post da aprile, 2010

Notte

Ieri un'altra volta in depressione. La città è distesa in fondo, come un plaid un po' mal messo, perché il tessuto di edifici non è regolare, i tetti non sono tutti rossi, rossi pattone come i nostri, e le case non sono tutte alte uguale. In questa città ognuno ha fatto quello che gli è parso, così il tessuto non c'è, è tutto smagliato, bucato, irregolare. E queste montagne sono la pancia di una vecchia, senza le onde regolari dei fianchi e delle natiche delle più belle brasiliane.

L'ultima rampa

L'ultima rampa prima del piazzale su cui si apre l'ingresso degli uffici è particolarmente ripido. Si capiscono le intenzioni dell'autista da come prende l'ultima curva, stretta come un tornante di montagna, e in effetti siamo in montagna, a circa 1000 metri, qualche centinaia di metri sopra al centro della città. Le auto ad alcool non ce la fanno se non in prima: il motore poco a poco soffoca inoltrandosi sull'erta. Prossimi ad imballare devono scalare in prima. Ansiosi di riprendere la marcia tirano, fino a far piangere il motore, voglia di rivalsa, con rabbia innestano la seconda, quando, superato l'acme, la salita da una sensibile tregua. Rimangono pochi metri da fare in seconda, ma l'autista ha la certezza che il suo mezzo è ancora idoneo alle asperità della città dal bell'orizzonte. Eppure avvengono contrattempi pericolosi, provenendo dal basso, come sulla scala di un pollaio, come in una scalata sociale. Nel fare il tornante di slancio si può in

Muta in taxi

Con me mutava, mutava letteralmente, diveniva muta. Per quanti sforzi facessi di apparire brillate fallivo. Battute imbattibili, paradossi, parossismi, similitudini, analogie salaci. Nulla, lei mutava. Che rabbia quando la sentivo ridere ai discorsi del collega, quello che non sopporto per il 50% del tempo, coi suoi discorsi oziosi e inutili nel suo portoghese bislacco. Le sue risate erano una pugnalata, ogni intervento nella discussione un colpo al basso ventre- alto pene. Ammesso che non capisse l’italiano o il mio italiano, rimane il fatto inoppugnabile che rarissimamente mi volgeva una domanda o il seme sul quale condensare qualche goccia di conversazione. Perché non ho visto cosa accadeva? È il caos che avanza? La realtà l'ha vista lei, e ne sono venuto a conoscenza sentendola raccontare le sue avventure, che sono state anche le mie. Come ho fatto a non dare peso a Buenos Aires, fuori dall'aeroporto, alla scena di lui che parte spedito, come il santo, intenzionato a ri

Con Ruth ho volato

Ruth, hostess tedesca, lasciami addentare il tuo seno, coprimi con le tue trecce bionde, lasciami tornire con le mani le caviglie, e via su, il polpaccio elastico, il ginocchio e la coscia lunga, lascia che impasti le natiche per farne pane. Il fascino della divisa, un tailleur sbarazzino con una giacchetta col bavero dal profilo che produrrebbe una scollatura profonda, chiusa in alto con i lembi a contatto tra loro, e in un punto intermedio in cui i lembi sono solo accostati lasciando lo spazio di un dito. Le guardo la caviglia, penso ai massaggi che ho visto in un video in aeroporto a san paolo, con l'invidia per chi per professione, poteva esplorare la modella, e con la fantasia condurla piano nei sentieri di una seduzione sensoriale minuziosa ed estesa a tutto il corpo, con le mani unguentose, strofinamenti accidentali del proprio basso ventre che non può rimanere insensibile, finché fatto uscito dal ruolo di cieco spettatore è chiamato alla ribalta e lasciato esplodere a co

In taxi in Brasile

Stamattina Grande Fratello, per radio col taxista, intercetto parole come straniameeeento, isolameeeento, persona super carinooosa, amoroooso. Ed ecco i contributi live registrati do trombano, litigano, con sottofondo musicale aggiunto Il taxista questa mattina ascolta musica degli evangelici. Stavolta non smette di parlare di calcio, ma non ascolta, come qualcun altro che conosco. Ha il tono dell'esaltato, sopra le righe, si fa le domande e si risponde da solo: -per chi tieni?- rispondo subito e con sicurezza una balla, perché la verità è che il calcio, detto alla francese: mi fa cagare. Ora mi rendo conto che avrei dovuto rispondere con maggiore fantasia, citando la squadra inventata di una piccola città sconosciuta italiana. Lui la mi squadra vera di città vera di fede inventata la conosce e comincia a fare battute e domande che non comprendo. Rispondo con una risata a quelle che sembrano battute e con una risata a quelle che sembrano domande. Il problema non è rispondere,

Brasile

Quando ci si ammazza di lavoro la giornata si appiattisce. Salgo sul taxi, bondia, nova lima, in fiat. Chiudo la portiera con la sicura. Il taxista mi rivolge delle frasi che senza essere ripetute non comprendo. Scena del commiseramento passando davanti alla favela all'uscita di nossa senora del carmo, Scena della recibo manual, del resto che non ha, tornello, 3 andar, jungla, scorrettezze, cantina, il mio amore mal celato per un paio di colleghe (non in cantina, che è la mensa), mano a mano che gli italiani se ne vanno a dormire riprende la pace, ore piccole, la mente che esce fuori al limite dell'orizzonte schivando grattacieli, brutture varie che l'umanità non vuole salvare e quindi non fan parte del suo patrimonio e non merita rispetto e considerazione. Spero solo di non aver fame, di non aver collegi che ti cercano, di aver la connessione libera e buttarmi sul letto con mail e messaggi di gente lontane che ormai dorme e mi pensa sulla spiaggia di ipanema, che è in mezz