A Sopot in fondo al molo di 500 metri c'è un porto, tanto piacciono i porti e le navi ai polacchi. È tutto bianco: bandiere bianche garriscono alle sferzate del vento del Baltico, sulle panchine bianche i bambini in divisa bianca ridono e scherzano delle difficoltà degli adulti, le ragazze del nord dai lunghi capelli biondi trattengono il cappello a large falde e la gonna che non sempre mostrerebbe la traccia immacolata del costume. Soprattutto per questo ultimo spettacolo pago l'ingresso e mi reco ai tornelli (ecco questa è l'unica imperfezione della giornata). Una signora sorveglia l'ingresso, la saluto col trucco del bonfonchio, che è un saluto tipo rumore bianco (considerato il bianco del contesto), dove l'ampio spettro detto suoni generati contiene anche un -la ringrazio- in tutte le lingue del mondo. Superata la barriera vengo raggiunto alle spalle da sonoro -Arrivederci- con le vocali un po' allungate ma senza dubbio cordiale. Mi volto e vedo la signor
Attraversando i quartieri nuovi delle città europee distrutte dalla guerra, è inevitabile essere colpiti da un vago deja-vu. In Germania e in Polonia anche di più, ma solo perché ho attraversato tutte e due in pochi giorni. Un quartiere di una città può assomigliare a quello della città di un altro paese, un palazzo essere l'immagine speculare di quelli di fronte. In un film russo il protagonista torna a casa, ma è indotto a sbagliare città. Recandosi all'indirizzo con lo stesso nome, allo stesso numero di palazzina e appartamento, e con la stessa chiave (!!!) entra nella vita di un altro. Il finale è loro perché nasce una storia d'amore, ma almeno quello, il carattere di due è diverso. In tedesco di chiama Plattenbau, ed è una metodologia costruttiva basata fortemente su moduli prefabbricati. Quello da incubo potrebbe essere fatto così: mono colore (assente), mono modulo, senza balconi, tetto piano, fronte continuo per un chilometro, alto 30 piani, senza garage, parchet