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Il destino passa per le scarpe

Ogni viaggio è un'avventura. Consegno l'auto e trovano un bollo sul paraurti. Chiacchiero con un tizio del suo lavoro nel calzaturiero ad Asolo, e alla fine mi chiede di fermarmi una settimana con lui (bleah...). Check-in perfetto, senza coda, intoppi. Al varco di sicurezza le scarpe hanno qualcosa di anomalo. Le prendono e le spolverano con delicatezza (io non le mai spolverate da quando le ho comprate a Lisbona in liquidazione). Lo spettroscopio dice che è puzza normale. Le riprendono e le ripassano nel tunnel. Ancora qualche beep, penso ottimisticamente che sia sempre e solamente per la scarsa igiene. Con grande coraggio ora un tizio si mette ad esplorarle infilando le dita nell'antro stringato, scostando la soletta incollata per il calore e l'umido del piede camminatore. Si mettono in tre a fare consulto. La soletta di una sola delle due (perché anche le scarpe portoghesi sono generalmente due, e voglio evitare di dare regole assolute) ora viene rimossa e si torna nel tunnel. Insomma, in una delle due scarpe c'è un pezzo di metallo, non intruso dalla suola, ma incluso nella lavorazione. Interessante scoperta questa della dissimmetria... Avevo sempre sentito più freddo all'altro piede.
Per non dire di non aver sottovalutato il mio caso, decidono di dedicare più tempo a me. Il tipo con mani intrise del percolato delle mie scarpe, mi palpeggia completamente, cioè facendo quello a cui ero scampato per una settimana intera con l'equivoco appassionato di scarpe di Asolo. Ma che coincidenza è mai questa?
Mai incontrato un fabbricante di pododispositivi pederasta e pochi minuti dopo le mie scarpe vengono per la prima volta analizzate approfonditamente, come analmente avrebbe fatto il simpatico compagno di shuttle. Scarpe e ano, avrei dovuto pensarci prima...
Ora tocca al computer, ma questo è normale, solo che 'sta volta con solerzia svuotano completamente la borsa. Il certi giorni particolarmente sfortunati, la mia borsa contiene: alimentatore pc, con tripla e adattatore usa, libro per il viaggio, penne biro, badge azienda, cavo di sicurezza, cavo usb per il telefono, cavo ethernet, cuffie con microfono, alimentatore telefono per auto, supporto con ventosa per telefono, due caricatori da muro per telefono, adattatore usa, telecamera, pacchetto fazzoletti, pacchetto gomme da masticare, righello, fogli, monete, chiavi valigia, chiavi casa usa.
Devono farmi passare. Abbandono l'America penso.
Non la pensa così la Continental. Ritardo di quasi un'ora. Giurano che le coincidenze verranno garantite.
Sono sul primo dei due aerei. Suggestionato dalle coincidenze riconosco molte persone notate in diversi punti dell'aeroporto. Riconosco una signora dal libro, una ragazzina dalle tette, le gambe storte ma lunghe di una cinese, l'armeggiare col cavo del lettore mp3, un tipo alto con i globi oculari leggermente spinti all'infuori come una rana, che entra a stento in questo tubetto volante con solo 3 posti per fila. Anche la milf incinta e la sua strapanza tonda la ritrovo qua.
Giunti su New York, la gente è elettrizzata e si sporge chi può a cercare nella foschia qualche scorcio della città noto, anche se l'aereo è un volo interno, per lo più frequentato da americani. Io vedo dal mio lato una trafficata highway, con sopra forse poncharello, e in fondo mi basta.
Cambio fuso orario sui telefoni e mi rimetto le scarpe. Fuck the world.

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