Altro che acqua alle caviglie...
Un pomeriggio trafelato come al solito, sommerso di messaggi, mail tocchi sulla spalla, "scusa posso farti una domanda?". Almeno tutti sono gentili, questa è la differenza degli uffici degli ultimi anni..
Il pomeriggio stava iniziando dopo il pranzo, e grandi nuvoloni iniziano ad oscurare il cielo. Io posso vedere porzioni di grandi vetrate, a sinistra su un viale alberato, a destra su un cortile, panorama un poco, ma anche da questo lato posso vedere una bella fetta di cielo.
Il cielo si è annuvolato, coperto, inspessito. Un cielo di ovatta grigia, scura, sempre più scura. Il suo stomaco rimbomba, anche il mio stomaco rimbomberebbe divenissi così minaccioso. Tuoni, lampi, iniziano a cadere grosse e rumorose goccie, poi bicchierate, infine secchi di acqua.
Guardo la scena a destra e sinistra, qualche collega si alza e si affaccia alle finestre. La corrente elettrica resiste, la rete informatica pure. Vedo gli scrosci d'acqua e mi ricordo i temporali in Brasile, con l'intenso profumo esotico degli alberi lungo i viali, liberati dalla sporcizia che si accumula rapidamente nell'aria delle metropoli.
I colleghi cominciano ad eccitarsi oltre una ragionevole soglia, mi alzo anche io. Dalle finestre del cortile interno si vede acqua di sopra e acqua di sotto. Il cortile ormai è un lago da cui affiorano isolotti strani, simili ad auto di cui non si vedono i pneumatici.
I proprietari delle isole assistono alla scena impotenti, rammaricandosi di non aver parcheggiato l'isola sulla strada, o sotto casa.
Il magazzino accessibile ai veicoli commerciali invece è mezzo metro sotto il piano del cortile. Il ragionier Fantozzi cerca di avviare l'auto con cui fa le consegne, il cui motore è però ormai sommerso, e lui seduto davanti al cruscotto sembra l'uomo in ammollo della pubblicità del detersivo.
I colleghi ridono. Ma sono Fantozzi pure io, e mi prende un groppo in gola.
Un pomeriggio trafelato come al solito, sommerso di messaggi, mail tocchi sulla spalla, "scusa posso farti una domanda?". Almeno tutti sono gentili, questa è la differenza degli uffici degli ultimi anni..
Il pomeriggio stava iniziando dopo il pranzo, e grandi nuvoloni iniziano ad oscurare il cielo. Io posso vedere porzioni di grandi vetrate, a sinistra su un viale alberato, a destra su un cortile, panorama un poco, ma anche da questo lato posso vedere una bella fetta di cielo.
Il cielo si è annuvolato, coperto, inspessito. Un cielo di ovatta grigia, scura, sempre più scura. Il suo stomaco rimbomba, anche il mio stomaco rimbomberebbe divenissi così minaccioso. Tuoni, lampi, iniziano a cadere grosse e rumorose goccie, poi bicchierate, infine secchi di acqua.
Guardo la scena a destra e sinistra, qualche collega si alza e si affaccia alle finestre. La corrente elettrica resiste, la rete informatica pure. Vedo gli scrosci d'acqua e mi ricordo i temporali in Brasile, con l'intenso profumo esotico degli alberi lungo i viali, liberati dalla sporcizia che si accumula rapidamente nell'aria delle metropoli.
I colleghi cominciano ad eccitarsi oltre una ragionevole soglia, mi alzo anche io. Dalle finestre del cortile interno si vede acqua di sopra e acqua di sotto. Il cortile ormai è un lago da cui affiorano isolotti strani, simili ad auto di cui non si vedono i pneumatici.
I proprietari delle isole assistono alla scena impotenti, rammaricandosi di non aver parcheggiato l'isola sulla strada, o sotto casa.
Il magazzino accessibile ai veicoli commerciali invece è mezzo metro sotto il piano del cortile. Il ragionier Fantozzi cerca di avviare l'auto con cui fa le consegne, il cui motore è però ormai sommerso, e lui seduto davanti al cruscotto sembra l'uomo in ammollo della pubblicità del detersivo.
I colleghi ridono. Ma sono Fantozzi pure io, e mi prende un groppo in gola.