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Visualizzazione dei post da agosto, 2013

Acqua alle caviglie

Altro che acqua alle caviglie ... Un pomeriggio trafelato come al solito, sommerso di messaggi, mail tocchi sulla spalla, "scusa posso farti una domanda?". Almeno tutti sono gentili, questa è la differenza degli uffici degli ultimi anni.. Il pomeriggio stava iniziando dopo il pranzo, e grandi nuvoloni iniziano ad oscurare il cielo. Io posso vedere porzioni di grandi vetrate, a sinistra su un viale alberato, a destra su un cortile, panorama un poco, ma anche da questo lato posso vedere una bella fetta di cielo. Il cielo si è annuvolato, coperto, inspessito. Un cielo di ovatta grigia, scura, sempre più scura. Il suo stomaco rimbomba, anche il mio stomaco rimbomberebbe divenissi così minaccioso. Tuoni, lampi, iniziano a cadere grosse e rumorose goccie, poi bicchierate, infine secchi di acqua. Guardo la scena a destra e sinistra, qualche collega si alza e si affaccia alle finestre. La corrente elettrica resiste, la rete informatica pure. Vedo gli scrosci d'acqua e mi ric

Buoni incassatori

Un buon incassatore non si cura degli eventi e dei giudizi degli altri, e soprattutto non si cura delle botte ricevute. L’ho conosciuto un anno fa, prima che il treno mastodontico prendesse velocità e raggiungesse la curva in fondo alla discesa. Giunto in fondo il treno deragliò rumorosamente e si infilò nel tunnel, come la palla in un canestro perfetto. L'aria uscì dalla stessa apertura in cui fece ingresso, e noi che a lato stavamo a guardare ci investì tutti, lui invece eroico nella carrozza di testa leggeva il giornale. Incassatore come lui è solo il suo programmatore. Giovane, silenzioso, arruffato, ma con una barba perfettamente regolata. Anche lui, mai una risata, un caffè assieme. Una sfinge. Mi sono immaginato più volte di togliergli la sedia all’ultimo istante durante la sua seduta. Me lo vedevo con lo sguardo fisso innanzi a se, appoggiato nell’aria come sulla sedia mancante. Parla poco, quando parla usa un marcatissimo accento campano, farfugliato e non sempre comprensi

Come un parcheggio ha cambiato la mia idea sulla morte

Ieri mattina, mi sono allontanato dalla strada maestra per raggiungere un bar poco distante la rotonda, lungo una modesta salita. Tale bar è una mia meta frequente quando voglio evitare la lotta al parcheggio in città. La strada è decisamente di campagna: poche case, poche auto, il distributore di carburante carissimo e distante da entrambi i paesi che la strada collega. Alla rotonda svolto e mi inerpico per poche centinaia di metri fino allo spiazzo. Il parcheggio come mi aspettavo era facile. A causa della pigrizia del week-end calcolo il punto più vicino in linea d'aria al bar, e quindi accosto all'unica macchina già in sosta il cui conducente evidentemente era vittima delle stesse mie pigre considerazioni. Mi tengo a buona distanza perché non voglio crearmi problemi di spazio quando proprio non esistono. Il proprietario dell'auto, una signora tranquilla, entra nell'abitacolo e avvia il motore. Decido di concedermi quest'altro pigro lusso, di aprire completam