Ad una certa ora volano solo 4 gatti, a differenza che in italia, dove ho sempre visto gli aerei pieni almeno a metà.
Il temporale si allontana, il ritardo è stabile. Al gate si accumulano invece i passeggeri più disparati, disperati, provenienti da altri ritardi. Insomma oltre ad una certa ora i 4 gatti dovrebbero essere già partiti per i propri lidi. A guardia dei gate solo donne. A contribuire con le loro rogna sia uomini che donne.
Una donna ascolta in silenzio polemico le giustificazioni perché non l'hanno aspettata. Poi esplode in gesti e proteste. Non fa molto effetto, perché gli altri tre gatti osservano annoiati, sparsi tra le decine di file di poltrone per non disturbarsi a vicenda.
Arriva un uomo, molto alto. Inizia a parlare. Tira fuori diversi fogli, che potrebbero essere biglietti, carte d'imbarco, appunti, ritratti stilizzati dei partecipanti ad una riunione della giornata. Ma non è polemico. Parla perché è felice, o è sull'orlo di una crisi di nervi, o è un inguaribile ottimista, qua, tra i gatti che dovrebbero essere presso i propri lidi. Non si allontana. Si sposta impercettibilmente a lato del desk, e continua a parlare e ringraziare.
Una signora dietro di lui cerca di incenerirlo con lo sguardo. Qua sono così, cortesi e riservati, ma serbano un rancore nero e profondo mentre subiscono.
Un'altra aviera racconta a due passeggeri che attendono composti, che spesso si sentono in difficoltà a cercare di aiutare i passeggeri smarriti, come bagagli senza etichetta, che non capiscono cosa succeda in questi aeroporti vuoti, fuori dall'orario di assistenza telefonica della propria agenzia di viaggio.
Nella fila davanti a me una ragazza si alza e mi rivolge delle battute (polemiche) sul ritardo. Sorrido. Non voglio darle retta, anche se è carina. Quella nota polemica mi infastidisce. Faccio il gatto. Aspetto il mio aereo.
Il temporale si allontana, il ritardo è stabile. Al gate si accumulano invece i passeggeri più disparati, disperati, provenienti da altri ritardi. Insomma oltre ad una certa ora i 4 gatti dovrebbero essere già partiti per i propri lidi. A guardia dei gate solo donne. A contribuire con le loro rogna sia uomini che donne.
Una donna ascolta in silenzio polemico le giustificazioni perché non l'hanno aspettata. Poi esplode in gesti e proteste. Non fa molto effetto, perché gli altri tre gatti osservano annoiati, sparsi tra le decine di file di poltrone per non disturbarsi a vicenda.
Arriva un uomo, molto alto. Inizia a parlare. Tira fuori diversi fogli, che potrebbero essere biglietti, carte d'imbarco, appunti, ritratti stilizzati dei partecipanti ad una riunione della giornata. Ma non è polemico. Parla perché è felice, o è sull'orlo di una crisi di nervi, o è un inguaribile ottimista, qua, tra i gatti che dovrebbero essere presso i propri lidi. Non si allontana. Si sposta impercettibilmente a lato del desk, e continua a parlare e ringraziare.
Una signora dietro di lui cerca di incenerirlo con lo sguardo. Qua sono così, cortesi e riservati, ma serbano un rancore nero e profondo mentre subiscono.
Un'altra aviera racconta a due passeggeri che attendono composti, che spesso si sentono in difficoltà a cercare di aiutare i passeggeri smarriti, come bagagli senza etichetta, che non capiscono cosa succeda in questi aeroporti vuoti, fuori dall'orario di assistenza telefonica della propria agenzia di viaggio.
Nella fila davanti a me una ragazza si alza e mi rivolge delle battute (polemiche) sul ritardo. Sorrido. Non voglio darle retta, anche se è carina. Quella nota polemica mi infastidisce. Faccio il gatto. Aspetto il mio aereo.