Ieri un'altra volta in depressione. La città è distesa in fondo, come un plaid un po' mal messo, perché il tessuto di edifici non è regolare, i tetti non sono tutti rossi, rossi pattone come i nostri, e le case non sono tutte alte uguale. In questa città ognuno ha fatto quello che gli è parso, così il tessuto non c'è, è tutto smagliato, bucato, irregolare. E queste montagne sono la pancia di una vecchia, senza le onde regolari dei fianchi e delle natiche delle più belle brasiliane.
Altro che acqua alle caviglie ... Un pomeriggio trafelato come al solito, sommerso di messaggi, mail tocchi sulla spalla, "scusa posso farti una domanda?". Almeno tutti sono gentili, questa è la differenza degli uffici degli ultimi anni.. Il pomeriggio stava iniziando dopo il pranzo, e grandi nuvoloni iniziano ad oscurare il cielo. Io posso vedere porzioni di grandi vetrate, a sinistra su un viale alberato, a destra su un cortile, panorama un poco, ma anche da questo lato posso vedere una bella fetta di cielo. Il cielo si è annuvolato, coperto, inspessito. Un cielo di ovatta grigia, scura, sempre più scura. Il suo stomaco rimbomba, anche il mio stomaco rimbomberebbe divenissi così minaccioso. Tuoni, lampi, iniziano a cadere grosse e rumorose goccie, poi bicchierate, infine secchi di acqua. Guardo la scena a destra e sinistra, qualche collega si alza e si affaccia alle finestre. La corrente elettrica resiste, la rete informatica pure. Vedo gli scrosci d'acqua e mi ric