Svetlana è il destino che ti viene incontro e che si riallontana dopo 5 minuti. Lei è bella e bionda sull'altro marciapiede, a passo svelto, mentre a mezzanotte carico la macchina alla volta di Torino.
Chiudo il baule e lei mi viene incontro. Ho l'impressione inizialmente di una parlata inglese, ma si interrompe, tace e pensa e riprende in italiano. È dell'est, ha anche le guance pronunciate e gli occhi chiari. Sorride perché cerca la clinica di Vercelli ma considerando la direzione da cui proviene si è evidentemente perduta.
Inizio a spiegarle la via, ma le propongo anche un passaggio visto che ero già intento a partire. I pericoli di questi incontri sono imponderabili. L'equivalenza tra 'giovane, bella, sorridente, in difficoltà, abiti puliti' e 'straniera con trascorsi di ordinaria disperazione nel paese proprio e nel paese ospite, non armata' è tutta da dimostrare.
Vince il garantismo e un brivido avventuroso.
Non parla bene italiano ma dice di essere a Vercelli da 4 giorni appena, di conoscere 4 lingue, scherza, dice di essere marocchina, poi rumena, poi russa. Si chiama Svetlana che dorebbe assere la stessa cosa di Lucia. Spiega cosa l'abbia portata a Vercelli ma non capisco. Accenna a volersi sdebitare offrendomi un caffè.
Intanto riceve insistenti telefonate alle quali non risponde ma innervosendosi.
Si perde, dopo un paio di giri nello stesso isolato finalmente riconosce un angolo di via.
Scende. Le porgo la mano e le auguro buona fortuna.
Mi volto verso la direzione di guida, e mentre sono ancora fermo un vecchio modello di Alfa Rossa mi affianca e frena bruscamente, e un anziano in un cappotto mi guarda torvo. Penso di essermi cacciato in un guaio, e visto che la strada è liberadavanti a me mi preparo ad uno scatto. Il vecchio nella vecchia auto riprende invece la marcia, sembra più interessato a Svetlana che intanto si è velocemente allontanata in una via laterale. L'auto rossa prende anch'essa la via. Avanzo quanto basta per gettare uno sguardo. Ma non pare successo nulla. Il vecchio supera la ragazza bionda. Forse era solo irritato dall'ingombro che gli ho provocato all'incrocio.
Chiudo il baule e lei mi viene incontro. Ho l'impressione inizialmente di una parlata inglese, ma si interrompe, tace e pensa e riprende in italiano. È dell'est, ha anche le guance pronunciate e gli occhi chiari. Sorride perché cerca la clinica di Vercelli ma considerando la direzione da cui proviene si è evidentemente perduta.
Inizio a spiegarle la via, ma le propongo anche un passaggio visto che ero già intento a partire. I pericoli di questi incontri sono imponderabili. L'equivalenza tra 'giovane, bella, sorridente, in difficoltà, abiti puliti' e 'straniera con trascorsi di ordinaria disperazione nel paese proprio e nel paese ospite, non armata' è tutta da dimostrare.
Vince il garantismo e un brivido avventuroso.
Non parla bene italiano ma dice di essere a Vercelli da 4 giorni appena, di conoscere 4 lingue, scherza, dice di essere marocchina, poi rumena, poi russa. Si chiama Svetlana che dorebbe assere la stessa cosa di Lucia. Spiega cosa l'abbia portata a Vercelli ma non capisco. Accenna a volersi sdebitare offrendomi un caffè.
Intanto riceve insistenti telefonate alle quali non risponde ma innervosendosi.
Si perde, dopo un paio di giri nello stesso isolato finalmente riconosce un angolo di via.
Scende. Le porgo la mano e le auguro buona fortuna.
Mi volto verso la direzione di guida, e mentre sono ancora fermo un vecchio modello di Alfa Rossa mi affianca e frena bruscamente, e un anziano in un cappotto mi guarda torvo. Penso di essermi cacciato in un guaio, e visto che la strada è liberadavanti a me mi preparo ad uno scatto. Il vecchio nella vecchia auto riprende invece la marcia, sembra più interessato a Svetlana che intanto si è velocemente allontanata in una via laterale. L'auto rossa prende anch'essa la via. Avanzo quanto basta per gettare uno sguardo. Ma non pare successo nulla. Il vecchio supera la ragazza bionda. Forse era solo irritato dall'ingombro che gli ho provocato all'incrocio.