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Dinamiche di strada

Ma cosa fa voltare in macchina verso colui che ci ha intralciato?
Rimanere al centro della corsia durante la svolta a sinistra, non lasciare lo spazio per due auto dove permesso, eccesso di zelo nel dare la precedenza agli altri, mancanza di impeto nell'entrare nelle rotatorie... una bestemmia, uno strombazzamento, vari complimenti e suggerimenti, ma una volta sorpassato cosa ci impone di guardare in faccia l'altro autista? Deve essere un poco come l'obbligo che impone guardare una minigonna, una acconciatura un poco vistosa... come se il richiamo dell'istinto sessuale e automobilistico fossero la stessa cosa. Ma sì deve essere qualcosa del genere: esiste una spinta fortissima a verificare che il mondo vada avanti secondo i nostri schemi. Che sollievo quando a guidare è un vecchio col cappello, oppure una donna con la faccia da donna, oppure scoprire che le belle gambe sono di una ragazza dal viso bruttino, o le tette prominenti in realtà sono spinte verso l'alto da una poderosa impalcatura plastica.

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Acqua alle caviglie

Altro che acqua alle caviglie ... Un pomeriggio trafelato come al solito, sommerso di messaggi, mail tocchi sulla spalla, "scusa posso farti una domanda?". Almeno tutti sono gentili, questa è la differenza degli uffici degli ultimi anni.. Il pomeriggio stava iniziando dopo il pranzo, e grandi nuvoloni iniziano ad oscurare il cielo. Io posso vedere porzioni di grandi vetrate, a sinistra su un viale alberato, a destra su un cortile, panorama un poco, ma anche da questo lato posso vedere una bella fetta di cielo. Il cielo si è annuvolato, coperto, inspessito. Un cielo di ovatta grigia, scura, sempre più scura. Il suo stomaco rimbomba, anche il mio stomaco rimbomberebbe divenissi così minaccioso. Tuoni, lampi, iniziano a cadere grosse e rumorose goccie, poi bicchierate, infine secchi di acqua. Guardo la scena a destra e sinistra, qualche collega si alza e si affaccia alle finestre. La corrente elettrica resiste, la rete informatica pure. Vedo gli scrosci d'acqua e mi ric

Le poltroncine basse

Le poltroncine basse funzionano come espositori. In ogni sala d'attesa, in ogni hall di albergo se ne possono trovare. Sono decisamente scomode, un supplizio a tirarsi su in piedi, e a sedersi sono equivalenti ad un tuffo all'indietro dal trampolino. Ma sono espositori, per questo ce ne sono tante. Espositori de che? Per donne in tiro. Per i difetti che vi ho citato, gli uomini e le donne vestite normalmente, provano solo una grande fatica e un grande disagio nel doverle utilizzare. Le usano solo se sono costretti. Rimangono in piedi alla finestra piuttosto, li vedi lì, con una rivista in mano, mentre lì accanto c'è una di queste poltroncine vuote... finché non arriva la donna in tiro. La donna in tiro è attillata, scollata, spaccata, tacco 12. Nell'atto di sedersi è possibile cogliere l'uso di autoreggenti, di reggiseno imbottito o meno, di mutanda o meno. L'uso della poltroncina espositore per loro non è mai un problema. Con grande grazia e femminilità ri

Plattenbau

Attraversando i quartieri nuovi delle città europee distrutte dalla guerra, è inevitabile essere colpiti da un vago deja-vu. In Germania e in Polonia anche di più, ma solo perché ho attraversato tutte e due in pochi giorni. Un quartiere di una città può assomigliare a quello della città di un altro paese, un palazzo essere l'immagine speculare di quelli di fronte. In un film russo il protagonista torna a casa, ma è indotto a sbagliare città. Recandosi all'indirizzo con lo stesso nome, allo stesso numero di palazzina e appartamento, e con la stessa chiave (!!!) entra nella vita di un altro. Il finale è loro perché nasce una storia d'amore, ma almeno quello, il carattere di due è diverso. In tedesco di chiama Plattenbau, ed è una metodologia costruttiva basata fortemente su moduli prefabbricati. Quello da incubo potrebbe essere fatto così: mono colore (assente), mono modulo, senza balconi, tetto piano, fronte continuo per un chilometro, alto 30 piani, senza garage, parchet